Opera di Taddeo Gaddi, studente di Giotto
La parola "cenacolo" si eredita dal latino Cenaculum, che deriva a sua volta da "cenare". Nei refettori del convento si consumava il pasto in comunione spirituale con la preghiera ascoltando passi evangelici, in una sorta di nutrimento del corpo e dell’anima insieme ai confratelli.
Il refettorio di Santa Croce colpisce anche il più frettoloso dei visitatori con la sua imponente parete affrescata. La sensazione di stupore è immediata: varcata la soglia del refettorio ci si trova in uno spazio dilatato con soffitto a capriate e ci si sente trasportati verso una miriade di figure e cartigli dipinti sulla parete opposta. La simbologia francescana di questo cenacolo è decisamente fra le più affascinanti della città. Osservando attentamente la parete si comprende che vi sono rappresentate ben sei diverse scene: Crocifissione, Ultima cena, San Benedetto in solitudine, Gesù a cena dal Fariseo, San Francesco che riceve le stimmate e una storia di San Lodovico di Tolosa.
Taddeo Gaddi, un studente di Giotto, vi si dedicò con passione nell’arco di circa trent’anni, fra il 1334 e il 1366. Ciò che maggiormente lascia senza parole, prima ancora di essere riusciti a localizzare la Caena Domini, è una specie di gigantesco “albero di Natale” carico di personaggi e iscrizioni.
Gaddi rappresenta qui la Crocifissione, o meglio, una riflessione teologica su questo delicato tema. La Croce è il cuore della storia, è l’Albero della Vita ed il centro di un messaggio di salvezza annunciato ai profeti attraverso i cartigli che si diramano dal Sacro Legno. Cristo è morto per incarnarsi nel mistero dell’Eucaristia, che viene rappresentata nel registro inferiore durante l’Ultima Cena. Il tema è colto nell‘attimo nel quale Gesù annuncia il tradimento di uno degli Apostoli. Giuda è rappresentato di schiena, isolato dal resto dei compagni, in modo da permettere allo spettatore di individuarlo immediatamente. La tavola, rappresentata con prospettiva ancora rudimentale, è imbandita in modo semplice con pochi utensili, fra i quali si riconoscono ampolle, coltelli e pani.
La scena è rimasta gravemente danneggiata durante l’alluvione del 1966, causando la perdita di alcune parti dell’affresco perdute. Se provate ad osservare i lati dell’affresco, sulle pareti salite con lo sguardo fino alla seconda fascia orizzontale dipinta. Quella fascia si trova a circa cinque metri di altezza: è fin lì che l’acqua del 4 Novembre 1966 arrivò, procurando danni incalcolabili al famoso Crocifisso di Cimabue che qui era esposto.
imagery from Santa Croce
Dopo che la miscela d’acqua e nafta si fu ritirata si rese indispensabile il distacco dell’affresco: difficile immaginare che l’intera superficie pittorica fu strappata dall’intonaco sottostante come un enorme tappeto arrotolato! Dopo questa manovra, grazie a tecniche di restauro approntate a Firenze, è stato possibile salvare questo prezioso tesoro trecentesco che è stato ricollocato sulla parete d’origine.
Di questo primo cenacolo visto da vicino colpiscono indubbiamente le dimensioni e la funzionalità degli spazi che ancora oggi vedono il refettorio accessibile in occasione di mostre, dibattiti e persino concerti dall’acustica perfetta. Decisamente meriterebbe di entrare in una lista dei luoghi TOP 10 per la vostra prossima visita a Firenze!
La visita a questo cenacolo non è gratuita visto c'è un biglietto d'ingresso per visitare il complesso di Santa Croce. Tuttavia merita di essere visitato! (N.B. I residenti di Firenze possono visitare Santa Croce gratuitamente).
Ecco alcune foto delle sezioni dell'affresco, da sinistra, centro e destra: