una scena emozionante a tavola
Cenacolo da Franciabigio
Appena fuori le mura della città un brulicare di auto circonda le figure possenti della scultura di Michelangelo Pistoletto, “Dietrofront”, una sorta di dialogo fra presente e futuro che qui si fondono. In armonia con questo connubio fra antico e moderno si trova il Convitto della Calza, convento trecentesco oggi adibito a moderno centro congressi e hotel.
L’antico Convitto affonda le sue radici nel XIV secolo come Ospedale di San Giovanni Battista, destinato a pellegrini e cavalieri del Santo Sepolcro curati dalle suore gerosolimitane. L’edificio prende il nome dalla “calza”, un lungo cappuccio di panno portato dai frati che occuparono l’antico spedale dal 1529. Le monache gerosolimitane lo avevano infatti abbandonato durante l’assedio di Firenze e subentrarono i frati Gesuati, conosciuti per la lavorazione e la colorazione dei vetri dipinti, detti “pinti” per le vetrate delle chiese. Nel corso dei secoli il convento fu poi utilizzato come asilo di carità per fanciulli ammalati e convitto ecclesiastico per i chierici di campagna.
Oggi la sua splendida cornice trecentesca finemente restaurata assicura a ricercatori, studiosi e ospiti un luogo di pace e contemplazione. Il vero gioiello d’arte qui custodito è il Cenacolo del Franciabigio localizzato nel suo ambiente originale, il refettorio del convento. Fu la badessa Suor Antonia de’ Medici nel 1514 ad affidare al pittore fiorentino Francesco di Cristofano, detto il Franciabigio (1482-1525), la realizzazione dell’affresco raffigurante l’ultima cena. La scena che si ammira coglie l’istante che segue le parole di Gesù: ”Uno di voi mi tradirà”. Ecco che lungo la parete si anima un tumolto di reazioni: Giuda si alza di scatto dallo sgabello che sta per cadere all’indietro, gli altri apostoli si guardano sbigottiti, Pietro punta minaccioso l’indice verso l’alto.
Hanno Laciato Un Segno
I nomi degli Apostoli sono dipinti lungo la fascia che corre dietro le loro teste, come se fossero intagliati su una spalliera di legno. In basso si riconosce la firma del pittore: A(nno) S(alutis) MDXIIII con il monogramma intrecciato del Franciabigio (FRAC) leggibile sulla seconda gamba del tavolo a sinistra. Osservando con cura si ritrova anche il nome della committente, la badessa Suor Antonia dei Medici (SVORA AN), tracciato sul pavimento sotto il secondo ed il terzo apostolo.
Lasciate che il vostro occhio scorra con stupore la tavola imbandita, cogliendo ogni prezioso dettaglio: brocche in ceramica, pani, bicchieri pieni di vino rosso, fette di popone verde, utensili, le fini pieghe della candida tovaglia in lino. Sulle brocche si riconoscono lo stemma dei Cavalieri di Malta, simbolo dell’ordine delle suore gerosolimitane (le Cavalieresse) e quello mediceo che ricorda la committente.
Per questo capolavoro Franciabigio studiò a lungo l’anatomia dei corpi e la prospettiva traendo ispirazione dal Cenacolo di San Salvi dell’amico Andrea del Sarto. Un particolare affascinante è senza dubbio il contrasto cromatico fra il verde scuro dello sfondo e la luce che entra dalle tre finestre con ante lignee dipinte: fra gli scorci di paesaggio fiorentino si staglia nitida e robusta la sagoma delle mura merlate della scomparsa Porta di San Pier Gattolino.
I Dettagli Sono Affascinante
Il cenacolo oggi è ammirabile in tutto il suo splendore ritrovato dopo un primo restauro degli anni Settanta ed un nuovo intervento durante il Giubileo del Duemila. Non vi resta che andare a curiosare fra un convegno e l’altro!