La casa del Beato Angelico e di Girolamo Savonarola
Merita sicuramente di essere visitato il Museo di San Marco, anche solo per l'ambiente in cui si trova. Si trova infatti all'interno dell'ex convento dei Domenicani restaurato e ampliato da Michelozzo (1396-1472) su commissione di Cosimo Il vecchio de' Medici. L'edificio, consacrato nel 1443, fu teatro di una fervente attività religiosa che contò personaggi del calibro di Sant'Antonio Pierozzi, Vescovo di Firenze, Beato Angelico (c.1400-1450) e più tardi di Girolamo Savonarola.
Fra' Angelico, monaco domenicano diventato priore del convento, decorò in uno stile sublime ambienti pubblici e privati del cenobio, quali la sala capitolare, il chiostro e le celle del primo piano.
Il Museo si offre ai visitatori come perfetto esempio di convento quattrocentesco, la cui pianta razionale e armoniosa è basata sulle innovazioni del Brunelleschi. Ogni cosa è progettata per coordinare e semplificare la vita monastica all'interno del convento così come la tranquillità del chiostro e la luminosa biblioteca, una tra le più belle del Rinascimento.
Inotre il complesso di San Marco ospita il museo delle opere di Fra' Angelico, sia gli interni affrescati che i dipinti esposti nell'antico Ospizio per i pellegrini. Tra le prime opere, la più famosa è la Crocefissione con santi nella Sala Capitolare, che sembra pervasa dalla malinconia contemplativa del pensiero domenicano; nelle celle, austere ma adatte alla meditazione dei fratelli,si trovano l'Annunciazione, le Tre Marie alla Tomba, il Noli me tangere ed altri.
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I dipinti nel refettorio contano anche opere giovanili dell'Angelico tra le quali la bellissima pala d'altare del Giudizio Universale e la Deposizione della Croce, caratterizzata dalle colline Toscane sullo sfondo.
Oltre alle opere dell'Angelico, il museo conserva una spettacolare Ultima Cena affrescata da Domenico Ghirlandaio alla fine del Cinquecento (seguite l'itinerario delle Ultime Cene a Firenze), e nella biblioteca una pregiata collezione di libri illuministi. questi furono creati nel convento con la stessa creatività meditativa caratteristica delle opere dell'Angelico. Sia la cella del Savonarola che quella dove Cosimo il Vecchio usava meditare sono aperte al pubblico.
Alcune preziose reliquie e frammenti salvatisi dalla riorganizzazione ottocentesca del centro storico della città, sono esposti nelle celle sotterranee insieme ad una rara e particolare collezione di campane.
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