La facciata del XVIII° secolo della chiesa di San Marco domina l'omonima e tranquilla piazza, attraversata da un via-vai di studenti, turisti ed autobus dalla mattina alla sera. Tutto questo andirivieni, che scorre nella sua frenesia quotidiana fuori dalle porte della chiesa, non ne disturba la pace e la quiete, nè ne infanga in modo alcuno la bellezza che si cela dietro alle mura di questo edificio altamente simbolico.
San Marco fu fondata nel 1267 dai monaci della Congregazione Silvestrina, un ramo dell'Ordine Benedettino. Durante i successivi 150 anni, i fiorentini rimasero così delusi dalla condotta religiosa - a dir loro "impropria" - dei monaci che, nel 1418, pregarono il Papa di rimuoverli dal monastero, ed egli li accontentò. Ma fu solo nel 1437 che, grazie all'intervento ed all'opera di convincimento di Cosimo il Vecchio, il Papa si convinse nuovamente ad invitare i monaci Domenicani di Fiesole a trasferirsi nel convento che, fino ad allora, era rimasto vuoto.
I nuovi abitanti trovarono la struttura in condizioni deplorevoli, in parte a causa dei monaci Silvestrini che, seccati dall'ordine di espulsione dal convento, vandalizzarono la chiesa e tutti i suoi beni di valore, e parte a causa di un incendio che, anni addietro, aveva distrutto diverse sezioni della struttura. Questa era solo la prima di molte ristrutturazioni ed ammodernamenti a cui la chiesa sarebbe stata sottoposta nel corso degli anni a venire.
Il primo a lavorarvi fu Michelozzo, che non era soltanto l'architetto preferito di Cosimo, ma anche un artista fedele alle innovazioni rinascimentali dettate dal Brunelleschi. Il suo lavoro riguardò principalmente interventi strutturali: la cappella fu ingrandita con l'aggiunta di un nuovo abside ed una redistribuzione degli spazi interni, mentre nelle pareti della navata furono realizzate delle celle che dovevano supportare due eventuali altari (uno per San Tommaso d'Aquino, l'altro per Santa Croce).
Perchè i Medici si fecero promotori delle opere artistiche in San Marco?
Cosimo, le cui operazioni bancarie furono molto efficaci e redditizie, sembra sia stato spinto a finanziare i cambiamenti strutturali dal suo senso di colpa per aver accumulato denaro con l'attività di banchiere (considerata non teologicamente corretta), ma era anche risaputo che i Domenicani fossero alleati molto utili. Ironicamente, il Savonarola - che denunciò la decadenza dei Medici alla fine del 15° secolo - venne alla ribalta proprio come priore domenicano di San Marco.
La chiesa sembra esser stata sottoposta a costanti opere di ammodernamento e ristrutturazione per i due secoli successivi e tra i principali cambiamenti apportati ricordiamo:
- Nel 1512, il campanile fu ricostruito su progetto di Baccio d'Agnolo.
- Nel 1579, furono aggiunte numerose cappelle laterali progettate dal Giambologna.
- Nel 1679, furono completati la tribuna intagliata ed il soffitto su progetto di Pier Francesco Silvani.
- Nel 1712, fu eretta la cupola da Angelo Ferri e decorata con gli affreschi di Alessandro Gherardini (1717).
- Nel 1725, fu aggiunta una tela al centro del soffitto, opera di Giovanni Antonio Pucci.
Per non menzionare le continue opere apportate alle travi in legno che sorreggono il tetto della chiesa che, con i nuovi lavori di intagliatura, divenne sempre più pesante; persino la facciata, in stile neoclassico, fu costruita come aggiunta di parecchio successiva (1777-1778).
Cosa vedere all'interno della Chiesa
Una volta entrati, dopo aver attraversato gli spazi aperti di Piazza San Marco, le prime due impressioni che si ricevono dalla chiesa sono: 1) è grigia ed ombrosa e 2) non è così grande e profonda come ci si aspetterebbe. Ma a parte questo, i canti gregoriani che si sentono di sottofondo riescono nel loro intento di occultare il rumore del traffico esterno e di creare un'atmosfera invitante ed accogliente.
Inizialmente, le pareti erano decorate con affreschi del 14° secolo, oggi andati perduti o ricoperti con l'intonaco. Nel camminare lungo le navate laterali, comunque, si possono ancora scorgere tracce di questi affreschi tra le varie cappelle. La maggior parte delle opere che adornano gli interni della chiesa risalgono al 16° secolo, ma ve ne sono un paio antecedenti che decorano le pareti e su cui merita soffermarsi.
Entrando, il primo altare che si incontra sulla destra è decorato con la “Pala di Santi”, realizzata da Santi di Tito (1593), a cui è attribuibile un'altra opera, S. Tommaso in Preghiera (circa 1594) ubicata sopra l'altare. Questo artista fiorentino fu colui che guidò il cambiamento artistico dalla contro-riforma al Manierismo ed al Barocco.
Il secondo altare vanta una “Madonna con Santi” di Fra Bartolomeo, un pittore che si è fatto monaco dopo aver ascoltato le predicazioni del Savonarola: così facendo, rinunciò alla pittura, ma in seguito gli fu chiesto di continuare con l'arte per il bene dei suoi fratelli.
Il terzo è una sorta di sorpresa: un grande mosaico della Vergine, un tempo ubicato nell'antica Basilica di San Pietro in Vaticano dell'anno 750 circa. Giunse a Firenze intorno al 1596, quando fu costruito l'altare; il contenitore in legno intagliato sottostante, con dettagli in oro, contiene alcune reliquie della chiesa.
La Cappella Salviati e la Cappella del Sacramento (a cui si accede solo dal museo), situate nella Basilica, spiccano senza dubbio tra le altre cappelle create dal Giambologna, scultore ed architetto fiammingo riconosciuto a livello internazionale per le sue statue in marmo e bronzo in stile tardo rinascimentale o manierista. Altre opere di questo grande artista sono situate in Piazza della Signoria.
Il manierista, insieme ad uno dei riformatori fiorentini, Bernardino Poccetti, ha affrescato la cupola, mentre le opere sul camminatoio appena prima della cappella sono state realizzate da Domenico Passignano, un pittore acavallo tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo: la sua tecnica fu descritta come "trasparenza in ordine formale e leggibilità nel contenuto", in pratica l'essenza della contro-riforma, che prevedeva immagini forti in un contesto strutturato, facili da leggere ed interpretare per chiunque.
Le pareti della “Cappella del Sacramento” (accessibile solo dal museo) sono state affrescate anche da Bernardino Poccetti e molte delle opere al suo interno sono state realizzate da artisti toscani del 16° e 17° secolo, come Santi di Tito, Jacopo da Empoli, Daniele Crespi (Milanese), Francesco Curradi e Francesco Morandini.
La statua che vedi nell'immagine soprastante è di un uomo che, almeno per un certo periodo di tempo, ha cambiato il destino di Firenze: il Savonarola (1498), frate domenicano italiano e attivo predicatore nella Firenze del Rinascimento. Era conosciuto per le sue profezie sulla gloria civica, sulla distruzione dell'arte e della cultura secolare e per i suoi appelli al rinnovamento cristiano. P.S. Nota come è stato "schiacciato come un panino" tra alcuni degli affreschi originali menzionati sopra.
L'ultima opera che vorrei farti notare è il "Presepe", una classica scena della Natività composta da un interessante mix di opere: il Gesù Bambino è della bottega di Donatello, mentre la Vergine Maria, Giuseppe e gli altri personaggi sono di Giovanni della Robbia. Si tratta di figure quasi a grandezza naturale, la cui presenza, toccante ed emozionante, abbellisce da anni la chiesa.
Il Museo di San Marco
Accanto alla chiesa si trova il Chiostro di Sant'Antonino, decorato con affreschi sbiaditi realizzati da Fra Angelico ed altri artisti fiorentini. Nell'Ospizio dei Pellegrini - dove, come dice il nome, venivano curati ed accuditi i pellegrini - si trova una superba collezione di dipinti di Fra Angelico e dei suoi seguaci, mentre in cima alla scalinata che conduce ai dormitori troverai l'Annunciazione (1440) di Fra Angelico, un'opera di grande tenerezza e grazia. Per programmare la tua visita ed avere maggiori informazioni, dai un'occhiata al nostro articolo sul Museo di San Marco.