Uno dei luoghi piu’ coinvolgenti di Firenze, a portata di grandi e piccini, è il Museo della Casa fiorentina di Palazzo Davanzati. Ricordo perfettamente lo stupore di quando lo visitai per la prima volta. Avevo sette anni e quelle pareti affrescate rosse e verdi con i pappagalli mi incantarono. Passeggiare per le sale del palazzo fu il mio primo viaggio nel tempo, alla scoperta delle tradizioni di mercanti medievali, dei piatti gustosi preparati dalle cuoche con gli ingredienti del vicino Mercato Vecchio, degli amori domestici consumati fra le pareti affrescate.
E’ vivo, comunicativo, coinvolgente. Il museo di Palazzo Davanzati ha sede nell’antica dimora dei Davizzi, famiglia di ricchi mercanti. La costruzione risale a metà ‘300 circa e fu acquistato nel 1578 da Bernardo Davanzati, mercante e fine mecenate.
Il palazzo ci presenta una facciata maestosa in pietra che richiama un’alta torre medievale, ma è più ampia e accogliente. A piano terra ha tre grandi portali che ricordano la presenza dell’antico loggiato aperto, sede di chiacchiere fra balie, lunghe attese, scambi commerciali e schiamazzi dei bambini.
Si accede poi allo straordinario cortile che raccoglieva l’acqua piovana e percorrendo lo scalone in pietra si arriva al primo piano, sede della vita privata della famiglia. Visitarne le splendide sale è ricostruire la quotidianità dei padroni di casa, sognando di ascoltare i segreti accordi commerciali nelle sale di rappresentanza, penetrando il silenzio di uno studiolo e osservando le camere private.
Salendo ancora da una scala di legno si arriva all’ala piu’ intima, quella che ospitò la camera nuziale di Paolo Davizzi e Lisa degli Alberti. L’antica alcova presenta gli affreschi del il ciclo cavalleresco della Castellana di Vergy, che testimonia l’immagine raffinata e colta dei mercanti fiorentini del medioevo. Il variopinto fregio che domina al di sopra di una cortina dipinta con gli stemmi dei Davizzi e degli Alberti, mostra gli amori della bella Castellana e del cavalier Guglielmo, la gelosa e malvagia Duchessa di Borgogna. Due coppie che intrecciano i loro incontri e le loro conversazioni sopra uno scenario di torrette o di alberi e, alla fine della storia ….. resterà in vita solo uno di essi (ci vediamo a Palazzo per scoprire chi!)
Il terzo piano è un tuffo nei ricettari medievali, osservando in cucina gli strumenti utilizzati dalla servitu’ per girare arrosti, calderoni con polenta e preparare filoni di pane rigorosamente non salato. Questa parte è la sezione che preferisco: oltre alle pentole e al vasellame, si trovano utensili come lo spremiagrumi, il cavatappi, l’impastatoio, l’abburatto, usato per separare i chicchi di grano dal rivestimento, un calderone in rame e una zangola per fare il burro, del XVIII secolo. Nello stesso ambiente figurano alcuni strumenti per la tessitura (arcolaio, telaio) e il cucito. Mentre ascolterete storie di spezie usate per le zuppe di cipolle vi potrà cadere l’occhio su qualche scritta alla parete in dialetto antico, che ricorda appunti di cucina, avvenimenti storici o annotazioni di passaggio. Veri e proprio antichi graffiti con proverbi, modi di dire, versi poetici, conti delle spese e note di vita domestica.
L’assoluta modernità dell’edificio e la funzionalità degli ambienti è rappresentata dalla presenza di un pozzo interno al palazzo e di servizi igienici collegati alle camere da letto. Vera rarità dell’epoca che sottolinea la raffinatezza dei proprietari.
Tra le opere esposte di maggior pregio si trovano la collezione di merletti e ricami, una delle principali attività femminili che si svolgevano nell'ambito domestico. Deliziosi sono i corredini da battesimo con piccoli abiti preziosi, cuffiette, raffinati cuscini. Da notare il disco da parto raffigurante l’antico Gioco del Civettino dello Scheggia (fratello di Masaccio), la collezione di ceramiche antiche di Montelupo, i pezzi di antiquariato che ricreano l’ambientazione della casa fiorentina nel medievo e rinascimento. Non appartevano al palazzo, ma sono pezzi tipici delle case gentilizie dell’epoca: cassoni nunziali istoriati come portabiancheria, un forziere trecentesco, letti e lettucci.
Tutti questi tesori sono ancora oggi patrimonio della città grazie al fatto che Palazzo Davanzati fu risparmiato dalle distruzioni del vecchio centro alla fine del secolo XIX. Nel 1904 fu acquistato dall'antiquario Elia Volpi, che lo fece restaurare divenendo prestigiosa vetrina per la sua attività.
Adoro questo Palazzo perché rappresenta un ponte speciale con il medioevo. Le sue finte tappezzerie dipinte a motivi geometrici sono il simbolo di operosità dell’epoca. Memorabili sono i quattro ambienti con le pareti dipinte: la camera dei Pavoni, la Camera dei Pappagalli, Camera delle Impannate e la Camera della Castellana di Vergy.
Nelle camere affrescate e sulla loggia dell’altana si gusta la vita d’altri tempi e si fantastica sulle peripezie dei mercanti che hanno fatto di Firenze un polo di ricchezza e cultura nel ‘300, base solida sulla quale fiorirà il Rinascimento.
Come finisce la storia della Castellana? Venite a scoprirlo!