Sfarzo, ricchezza, opulenza e gusto barocco sono magistralmente rintracciabili all’interno della Galleria Palatina e degli Appartamenti Reali nel piano nobile di Palazzo Pitti. Quattro secoli di arte si intrecciano con storie di vita delle tre dinastie che ebbero l’onore di abitare nella sontuosa Reggia d’Oltrarno: Medici, Asborgo-Lorena e i infine i Re d’Italia, fino al 1919.
La Galleria Palatina fu creata tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento dai Lorena raccogliendo straordinari capolavori dalle collezioni Medicee comprendenti opere di Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Rubens, Pietro da Cortona e di altri maestri italiani ed europei del Rinascimento e del Seicento. L’allestimento di questa sontuosa “Quadreria” seicentesca non presenta un carattere sistematico, ma puramente decorativo. Lasciatevi stupire e sedurre dalle cornici dorate e gli ariosi sfondati prospettici delle volte affrescate. Non è da escludere che possa colpirvi una sindrome di Stendhal considerata l’eccezionale densità di capolavori esposti in queste sale!
L’inizio della visita parte con effetto soft, passeggiando lungo l’Anticamera degli Staffieri e la luminosa Galleria delle Statue, che facevano parte di un antico loggiato aperto sul cortile. Gli ambienti furono chiusi nel primo periodo lorenese (1737-1799) e vi furono collocate statue antiche di marmo provenienti da Roma (1795) dalla collezione del cardinale Ferdinando de’ Medici.
Nella stanza successiva, la Sala del Castagnoli, ci si trova a uno snodo importante del museo. Da qui potrete scegliere di visitare l’ala destra della Galleria, anticamente riservata alle stanze della duchessa chiamate “Quartiere del Volterrano” (1) oppure proseguite a diritto seguendo un dedalo di stanze, corridoi, camere private, sale di rappresentanza e anticamere legate alla corte che gravitava attorno al Granduca di Toscana - vedi sezione 2) Appartamenti del Granduca”.
Il Quartiere del Volterrano
Il Quartiere del Volterrano comprende gli appartamenti in orgine usati dalla Granduchessa come camera da letto, stanzini di servizio attigui, cappella privata e sala da pranzo (evidenziati in verde nella cartina sopra). Da notare sono i soffitti della Sala delle Allegorie che conservano cinque riquadri dipinti nel 1658 da Baldassarre Franceschini (il Volterrano), riferiti alle qualità morali della Granduchessa Vittoria della Rovere. A lei si deve l’arrivo di buona parte delle opere di Raffaello e Tiziano a Firenze, portate come dono di nozze insieme a una cospicua dote per il matrimonio con Ferdinando II Medici.
A coloro che richiedevano Udienza alla Granduchessa veniva riservata la Sala dell’Arca, interamente rinnovata dopo la fine della dominazione napoleonica da Luigi Ademollo (1816). La sala e’ decorata con un fregio di grande impatto che porta l’osservatore a seguire una processione trionfale che allude al felice rientro dei Lorena al Governo della Toscana dopo la Restaurazione.
Le ultime sale del Quartiere del Volterrano (Sala dell’Aurora, Sala di Berenice, Sala di Psiche) furono utilizzate come residenza privata anche dal cardinale Giovan Carlo dei Medici, cognato di Vittoria della Rovere, fine mecenate e fondatore del Teatro della Pergola. La Sala di Berenice fu in particolare adibita “ad Anticamera de’ Gentiluomini e camera dove dorme il cameriere segreto del cardinale Giovan Carlo”. Fra i dipinti esposti vi è un importante nucleo di opere di Salvator Rosa e di Scuola Veneta del Cinquecento. La maggior parte dei soffitti in quest’ala è stata profondamente modificata all’inizio dell’Ottocento per volontà dei Lorena. Pittori italiani come Bezzuoli, Martellini e Pietro Benvenuti furono tra i principali interpreti della finissima cultura fiorentina del tempo.
Appartamenti del Granduca
La selezione pittorica piu’ famosa della Galleria Palatina si concentra in una decina di stanze che iniziano oltrepassando la Sala della Musica e la Galleria del Poccetti, splendidi ambienti decorati con fregi, stucchi e affreschi. La Sala di Prometeo è la prima delle sale dedicate a personaggi mitologici, ad Ercole e ai Pianeti che accompagnano lo spettatore in un incantevole viaggio celebrativo della casata Medici e Lorena, alla scoperta di capolavori di Botticelli, Raffaello, Tiziano e Caravaggio.
In epoca medicea la Sala di Prometeo ospitava il Consiglio del Granducato. Vi sono oggi collocati i dipinti più antichi della quadreria, in particolare dodici “tondi” della tradizione fiorentina, inseriti in nuove cornici neoclassiche quadrate. L’opera piu’ famosa è il “Tondo Bartolini” di Filippo Lippi, accompagnata da ritratti di Botticelli (fra i quali “La Bella Simonetta”). La decorazione della sala prende il nome dal soggetto dei dipinti del soffitto, opera del Collignon tra il 1809 e il 1814. Al centro è raffigurato Prometeo mentre rapisce il fuoco divino, protetto da Minerva e preceduto dalla quadriga di Febo Apollo.
Nella sala successiva, la Sala di Ulisse, vi era in origine la camera da letto del Granduca. Nel 1815,
periodo di Restaurazione, il granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena affidò a Gasparo Martellini di dipingere nel soffitto Il ritorno di Ulisse a Itaca, chiara allusione al rientro dei Lorena nella sede legittima. Il dipinto che colpisce maggiormente è la celebre “Maddonna dell’Impannata” di Raffello (1514 ca.), che mostra la tipica finestra Rinascimentale coperta da panni fissati all’intelaiatura per conservare il tepore delle stanze.
Attraversando l’antico bagno di Napoleone si accede all’ufficio del Segretario del Granduca, spazio di metratura più modesta. Le pitture del soffitto furono affidate nel 1819 a Luigi Catani, raffigurando Giove fanciullo, sottratto al padre Cronos. La Sala, detta dell’ Educazione di Giove, accoglie un imperdibile “Amorino dormiente” di Caravaggio, dipinto nel 1608 per un funzionario fiorentino appartenente all’ordine dei Cavalieri di Malta.
Proseguendo ancora si arriva alla preziosa ed esclusiva sala da Bagno del Granduca, la Sala della Stufa, con splendido pavimento in maiolica policroma. I grandiosi dipinti alle pareti (le Quattro Età dell’Uomo), valsero a Pietro da Cortona fama e fiducia per divenire pittore preferito dei Medici in epoca barocca. Il vero, ineffabile stupore creato dai suoi scenari elaborati, da ammirare col naso all’insu’ deve ancora arrivare… oltrepassate lo scalone monumentale e dedicatevi con pazienza e passione alle ultime sei sale, dense di tesori inestimabili e affrescate con scenari barocchi dalle prospettive mozzafiato.
L’ultimo corridoio si apre con la Sala dell’Iliade, in epoca medicea destinata al gioco del “Trucco”, simile al biliardo. Nel 1815 Ferdinando III d’Asburgo affido’ a Luigi Sabatelli la decorazione della volta con soggetto “Il Concilio degli Dei”, chiaro rimando al Congresso di Vienna che porto’ alla restaurazione del Granducato Lorenese (1814). La sala ospita la celebre “Gravida” dipinta da Raffaello (1506), l’Assunzione della Madonna di Andrea del Sarto e due opere di Artemisia Gentileschi (“Maria Maddalenna” e “Giuditta con testa di Oloferne”.
Il percorso di visita si snoda infine nelle Sale dei Pianeti (Saturno -> Giove -> Marte -> Apollo -> Venere) che si visitano nell’ordine inverso rispetto a quello pianificato in epoca medicea (Venere, Apollo, Marte, Giove, Saturno). Le Sale dei Pianeti servivano da anticamere per i visitatori in attesa di essere ricevuti dal Granduca nella sala del Trono, corrispondente alla Sala di Giove. Il programma iconografico originale prevedeva un ciclo di affreschi celebrativi che aveva tre personaggi chiave: il Principe, la Divinità cui la Sala è dedicata, ed Ercole, semidio protettore di Firenze. Il complesso significato del ciclo può essere spiegato come un processo allegorico che attraversa le esperienze morali e politiche di un principe ideale, aiutato dalle divinità dell'Olimpo (che rappresentano anche i Pianeti tolemaici) e dal suo eroe e alter ego Ercole. Si parte dall'adolescenza (sotto il segno di Venere, per passare alla giovinezza studiosa (Apollo), all'affermazione nell'arte del comando e della guerra (Marte) ed infine alla maturità nel segno del potere ormai assoluto (Giove). La conclusione è sotto il segno di Saturno, con il raggiungimento della saggezza che conduce il Principe all'eternità della Fama.
Seguendo il percorso di visita iniziate quindi dalla Sala di Saturno. Qui vi è un corposo numero di opere di Raffaello, come i ritratti di “Agnolo Doni” e “Maddalena Strozzi”, “La Visione di Ezechiele”, la incompiuta “Madonna del Baldacchino”, ritratto di “Tommaso Inghirami”, ritratto del “Cardinale Dovizi” e la “Madonna del Granduca”. La piu’ nota e monumentale è la famosa “Madonna della Seggiola” (1513 circa) di Raffaello, in cui la Vergine è rappresentata mentre abbraccia affettuosamente il bambino ed è seduta, non in trono ma su un’elegante “sedia camerale” riservata ad alti dignitari della corte papale.
Nella successiva Sala di Giove si possono ammirare opere di Guercino, Perugino, Bronzino e il fiammingo Sustermans, pittore ufficiale della corte dei Medici. Ritrasse anche Galileo Galilei, Astronomo granducale, che dedicherà ai Medici le sue scoperte, i famosi “astri medicei”, osservati grazie al perfezionato telescopio. Anche in questa sala è esposta un’elegantissima dama, “La Velata” di Raffaello (1515 ca). La donna è ritratta con la testa ricoperta dal velo, che era prerogativa delle donne sposate con figli. Il braccio sinistro mette ben in evidenza la manica rigonfia, dove la seta chiara crea profonde pieghe e riflessi lucidi di straordinaria qualità, con preziose variazioni di tono bianco su bianco. I ricami dorati, la collana con smalti figurati, il diadema con pendente di pietre preziose e con una perla sono indizi dell’alto status sociale della donna raffigurata. Secondo alcune intrerpretazioni potrebbe trattarsi della celebre “fornarina”, musa di Raffaello. Degno di nota è anche il prezioso ritratto di “Guidobaldo II della Rovere” di Bronzino (1531), dipinto all’età di 18 anni in splendida armatura fatta venire dalla Lombardia.
Sotto un cielo luminoso e caratterizzato da un centrale stemma dei Medici si trova la Sala di Marte. Era una delle anticamere piu’ ambite, riservata solo ad ambasciatori e personaggi di riguardo. Da segnalare “I quattro filosofi” di Peter Paul Rubens (1612), in cui Rubens si autoritrae col fratello Phillip, Juste Lipse e Jan Woverius.
In epoca medicea, la Sala di Apollo era l’anticamera della nobiltà ordinaria, in attesa di essere ricevuta dal granduca. La decorazione di questo ambiente venne affidata dal granduca Ferdinando II a Pietro da Cortona nel 1647. Sia nella Sala di Apollo che nella Sala di Venere si trovano importanti ritratti di Tiziano Vecellio, considerati capolavori dalla forte personalità e introspezione spicologica. Da segnalare di Tiziano la “Santa Maria Maddalena”, ritratto femminile (“La Bella”), il “Ritratto di Pietro Aretino”, “il Concerto” e la copia del ritratto a Papa Giulio II di Raffaello.
Vi potrà accadere di sentire un piacevole senso di smarrimento dopo tanta bellezza. Prendetevi del tempo per passeggiare di nuovo a ritroso verso la Sala di Giove, rialzare gli occhi ai soffitti e comprendere davvero il messaggio di meraviglia custodito da ninfe, nuvole e divinità. Un po’ di quella leggerezza sarà il regalo che porterete con voi uscendo dalla Galleria Palatina!
Appartamenti Reali
Dalla Galleria Palatina, se tanta bellezza non vi ha ancora colpito con la sindrome di Stendhal, la visita prosegue attraverso gli Appartamenti Reali. Le quattordici magnifiche stanze ospitavano le famiglie granducali dei Medici e dei Lorena e, dal 1865, anche il Re d' Italia durante il breve periodo in cui Firenze era capitale d'Italia.
Tre momenti storici e stili sono affiancati in queste serie di stanze, dando un senso della crescita e sviluppo del palazzo nei secoli. La loro decorazione fu cambiata in stile impero dai Savoia, ma ci sono ancora alcune stanze che conservano le decorazioni e arredi dall'età dei Medici. Nella Sala Verde, affrescata da Giuseppe Castagnoli agli inizi del 19° secolo, si possono ammirare anche un armadio intarsio del 17° secolo e una collezione di bronzi dorati.
La Sala del Trono è stata decorata per il re Vittorio Emanuele II di Savoia e si caratterizza per il broccato rosso sulle pareti e i vasi giapponesi e cinesi del 17-18° secolo. Nella Sala Blu, si possono ammirare antichi mobili ed i ritratti dei membri della famiglia Medici dipinti da Justus Sustermans (1597-1681), il pittore di corte ufficiale dei Medici.
Se non avete troppo senso di vertigine il vostro biglietto include anche l’accesso alla Galleria di Arte Moderna del piano di sopra: buona visita!